Fissaggio a caldo e a freddo nell’anodizzazione: differenze, vantaggi e applicazioni

Pubblicato il 10/09/2025 da Luca Bordiga

Sigillatura dell'anodizzazione

Quando si parla di anodizzazione dell’alluminio, uno degli aspetti più importanti, e spesso sottovalutati, è la fase di fissaggio, chiamata anche sigillatura, dello strato anodico.
È proprio questa fase che determina la resistenza alla corrosione, la stabilità del colore e la durabilità del trattamento.

Dopo l’anodizzazione, la superficie del pezzo è composta da un reticolo di pori microscopici, perfettamente ordinati, che si aprono verso l’esterno come minuscoli interstizi.
È grazie a questi pori che il componente può essere colorato, ma sono anche un possibile punto d’ingresso per agenti esterni e sostanze chimiche.
Se i pori non vengono sigillati correttamente, la protezione alla corrosione del pezzo anodizzato risulta ridotta.
Per questo motivo, nei particolari in cui la resistenza alla corrosione è fondamentale, la fase finale di fissaggio o sigillatura diventa indispensabile.

Tipologie di fissaggio

Esistono due principali modalità di fissaggio:

  • Fissaggio a caldo
  • Fissaggio a freddo con sali di nichel

Con il fissaggio a caldo, si sfrutta l’energia termica dell’acqua quasi in ebollizione per far reagire l’ossido di alluminio e trasformarlo in una forma più stabile: la boehmite.
Questo cambiamento provoca un rigonfiamento dell’ossido, che chiude fisicamente i pori.
Il risultato è una superficie più compatta, meno permeabile e più protetta.
È un processo consolidato e tuttora ampiamente utilizzato in ambito industriale.
Richiede tuttavia vasche riscaldate, energia e un controllo accurato del tempo di immersione, per evitare effetti indesiderati come opacizzazioni o macchie.

Il fissaggio a freddo, invece, segue un principio completamente diverso.
Non utilizza il calore per gonfiare l’ossido, ma una soluzione chimica, solitamente a base di sali di nichel, che occlude chimicamente i pori.
Gli ioni di nichel penetrano nel film anodico e reagiscono con la struttura dell’ossido, “inattivandola”.
Il vantaggio è che il processo avviene a temperatura ambiente o leggermente superiore.
Lo svantaggio è la presenza di residui di nichel, che può risultare problematica in applicazioni sensibili (ad esempio in campo alimentare o medicale), data la tossicità dei sali di nichel.

Entrambi i metodi perseguono lo stesso obiettivo, sigillare la superficie anodizzata, ma si basano su principi differenti:

  • il fissaggio a caldo è un processo chimico-fisico, fondato su trasformazioni termiche e strutturali dell’ossido;
  • il fissaggio a freddo è un processo chimico, basato sull’interazione tra i sali e la struttura anodica.

Questa differenza di approccio incide direttamente su prestazioni, costi e ambiti di applicazione.


Fissaggio a caldo

L’acqua deionizzata utilizzata nel fissaggio a caldo raggiunge circa 95–98°C.
A questa temperatura, l’ossido di alluminio reagisce formando la già citata boehmite, una fase cristallina che chiude i pori del film anodico.

Vantaggi:

  • Nessun residuo metallico o contaminazione da metalli pesanti.
  • Ottima resistenza alla corrosione, ideale per impieghi outdoor.
  • Processo stabile, collaudato e facilmente controllabile.

Svantaggi:

  • Consumo energetico elevato.
  • Leggera riduzione (5–10%) della resistenza all’abrasione.
  • Se non gestito correttamente, può generare aloni opachi o ridurre la brillantezza superficiale.

Fissaggio a freddo con sali di nichel

Le temperature di processo sono più basse (20–30°C).
Il nichel penetra nei pori dell’anodizzazione e li occlude chimicamente, senza rigonfiamento.
È comunque necessaria una fase finale di immersione in acqua calda (≈60°C) per completare la chiusura dei pori.

Vantaggi:

  • Risparmio energetico: niente vasche in ebollizione e minori costi operativi.
  • Tempi di processo ridotti (anche solo 2–3 minuti).

Svantaggi:

  • Presenza di ioni di nichel non accettabile in molti settori (alimentare, medicale, “green”).
  • Necessità di un monitoraggio chimico costante della soluzione.
  • Possibili depositi superficiali o variazioni cromatiche se il processo non è ben controllato.

VariabiliFissaggio a caldoFissaggio a freddo (Ni)
Temperatura95–100°C20–30°C + fase a 60°C
Energia richiestaAltaMedia
Tempo di processoMedio-lungoBreve
Impatto ambientale e sicurezza sul lavoroMinimoRischio chimico per uso di sali di nichel cancerogeni
Residui di sostanze pericoloseNessunoSì, sali di nichel cancerogeni
Adatto per ambienti esterniParzialmente
Compatibile con il contatto con alimentiNo
Compatibile con il contatto con la pelleNo
Influenza sulla resistenza all’usuraMediaMinima

Come scegliere

La scelta tra fissaggio a caldo e a freddo non è mai assoluta, ma dipende da:

  • destinazione d’uso del componente,
  • ambiente operativo,
  • livello di prestazioni richieste.

Per componenti destinati ad ambienti esterni o soggetti a umidità, salsedine o agenti chimici, il fissaggio a caldo resta la soluzione più affidabile e duratura.
Al contrario, per trattamenti rapidi e meno impegnativi, in cui si desidera ottimizzare i costi energetici, il fissaggio a freddo può essere un’alternativa valida.
Va però considerato che l’impiego di sali di nichel comporta criticità ambientali e di sicurezza, rendendolo meno adatto a chi cerca un trattamento “green” e privo di metalli pesanti.


Conclusioni

Il fissaggio rappresenta un passaggio cruciale che determina le prestazioni finali dell’anodizzazione.
La scelta tra fissaggio a caldo e a freddo deve basarsi sull’ambiente di utilizzo, sulla durata richiesta e sulle caratteristiche estetiche desiderate.
Entrambi i metodi possono garantire un trattamento efficace se correttamente applicati, ma la decisione finale deve sempre essere guidata dalle specifiche tecniche del componente e dalle condizioni operative a cui sarà esposto.